Torino vs Milan: Post Match Report
Il Toro con spirito e grinta riesce nell'impresa: finisce 2-1 all'Olimpico Grande Torino.
Due lati della stessa medaglia: il Toro incorna, il Diavolo si trafigge col forcone.
Tra errori Milanisti e astuzia Granata: il racconto del 2-1 che rilancia il Torino mentre il Milan getta benzina sul suo stesso fuoco.
La 26ª giornata di serie A ha visto protagoniste Torino e Milan in una partita tutt’altro che semplice per entrambe le squadre. Da un lato il Milan é chiamato a reagire dopo la recente eliminazione in Champions League e a rompere il tabù dell’Olimpico: una sola vittoria nelle ultime 11 gare (oramai 12) di cui le ultime due sconfitte (oramai 3). Il Torino, dall’altra, é affamato di riscatto dopo la sconfitta di Bologna, dove i dettagli hanno fatto la differenza. Due squadre che giocano con il 4-2-3-1 interpretando però in maniera molto diversa lo stesso schema: sono state infatti qualità mentali a fare la differenza in questa partita.
Particolare attenzione va verso i tre nuovi acquisti dei padroni di casa, che quest’oggi partono titolari e sono chiamati a dimostrare di meritarsi la titolarità e non solo. Casadei e Biraghi, ad esempio, cercano riscatto dopo la prestazione negativa di Bologna: rigore causato dal primo e autogol nel finale per il secondo. L’occasione più importante é stata però sfruttata da Sanabria, che sforna un assist d’astuzia per il gol del 2-1, nel suo ritorno da titolare dopo nove giornate in cui é partito dalla panchina. Annata tutt’altro che semplice per il paraguaiano, che conta di rifarsi in questa seconda parte di stagione.
Riassunto e momenti chiave
Fischietto in bocca per Simone Sozza che alle 18:00 da il via ad una partita ricca di occasioni. Inizio subito aggressivo da parte del toro che nei primi minuti attacca bene sulla fascia sinistra. Passano neanche 5 minuti ed é ingiustificabile l’errore del portiere del Milan che, rinviando il pallone addosso al Thiaw, fa finire il pallone nella sua stessa porta. Dopo la scossa iniziale il Milan prende in mano il pallino del gioco, i granata invece si difendono con ogni arma possibile. Il cronometro scorre ed il Milan inizia a farsi insistente, fatica però a trovare quegli spazi che sono “l’ossigeno” del suo gioco. Le occasioni non tardano ad arrivare: degna di nota quella sui piedi del 7, che a tu per tu col portiere se la fa parare.
Il Torino, affannato a causa dell’incessante attacco rossonero, inizia a commettere errori banali; sopratutto sui rimpalli in cui regna la confusione tale che le seconde palle finiscono sempre nei piedi della squadra ospite. Superati i due terzi del primo tempo i padroni di casa sono ancora in vantaggio quando, su un cross dalla destra di Jimenez, il 16 granata si improvvisa pallavolista: inevitabile il rigore per il Milan. Breve dialogo con la punta messicana ma é Pulisic a prendersi la responsabilità dagli 11 metri: rincorsa molto corta e col destro incrocia senza esitazioni. Tutto sembrava semplice ma l’undici rossonero si era dimenticato di fare i conti con il muro serbo dall’altra parte. Il portiere granata raggiunge quota 4 rigori parati in stagione (su 5 ricevuti), ipnotizzato Pulisic dal dischetto. Nel successivo quarto d’ora il Torino ne approfitta e si rende pericoloso con due occasioni degne di nota: Pedersen prima e Vlašić poco dopo. Il Milan decisamente accusa il colpo e l’errore dal dischetto é una doccia fredda. La squadra ospite fatica a reagire e per loro l’intervallo é ossigeno puro: é imperativo riorganizzare le idee e cambiare l’atteggiamento.
Conceição questo lo sa e reagisce con le soluzioni dalla panchina già alla ripresa: Fofana dentro, Leão fuori. E’ però il Torino ad uscire meglio dagli spogliatoi e non é la prima volta in stagione. Da quando Vanoli siede sulla panchina del Toro la squadra ha trovato finalmente identità e questa stagione gli spogliatoi sembrano trasformarsi in una carica emotiva non indifferente. Non passa neanche una decina di minuti dal rientro che le cose iniziano a prendere una piega inaspettata per il tecnico portoghese che prepara un ribaltamento tattico: dentro Abraham per Musah col Milan che adotta il 4-2-4. Per i rossoneri il punteggio inizia a star stretto e parte l’assedio alla porta dei padroni di casa a cui lascia però diversi spazi in ripartenza. Torino che non si fa pregare e si affida subito a forze fresche di gamba, dentro Karamoh per un Elmas esausto. I granata sfruttano ogni possibile spiraglio mentre il solito Vanja sembra aver imparato la “Mano di Luce” di Mark Evans.
Il Diavolo pianta bandiera nella tre quarti avversaria ma il Toro difende la propria area con le unghie e con i denti. L’assedio rossonero stanca però muscoli e cervello, Vanoli allora gioca d’anticipo: sostituzione totale della mediana per far arrivare un po’ di ossigeno ai muscoli. Il Milan, intanto, continua con il piede sull’ acceleratore, e, per la legge dei grandi numeri, il gol é inevitabile: chi se non il solito 14 che all’occorrenza da centrocampista si trasforma in rapace d’area e firma il momentaneo 1-1. Manca un quarto d’ora alla fine ma il Toro non si accontenta: pochi minuti dopo ecco l’impensabile. Si, avete letto bene: Gineitis, subentrato da poco, beffa Maignan con un sinistro a filo di palo che vale il 2-1. Il finale è un monologo rossonero senza però grosse occasioni, il risultato non cambia: FINISCE 2-1. È IMPRESA GRANATA.
Analisi dei gol
Malick Thiaw Autogol 1-0 5’
inutile analizzare tatticamente l’autogol del difensore rossonero a causa della sfortunata dinamica dell’azione che porta poi al vantaggio granata. Degno di nota sicuramente la grinta e la voglia del 9 granata che nonostante il pallone sbagliato del compagno é andato a lottare nel tentativo di riconquistarlo.
Menzione d’onore: il rigore parato da Vanja Milinković-Savić
Il rigore parato da Vanja é oramai il 4 della stagione statistica folle per un portiere ma quello che fa ben sperare i granata é la lettura dell’attaccante da parte del 32.

Dalle immagini emergono due dettagli chiave che probabilmente rivelano il segreto del portiere serbo. Il primo: lo sguardo fisso sul punto in cui l’attaccante posizionerà il piede d’appoggio prima di calciare. L’altro invece é la posizione dei piedi: leggeri sulle punte pronti ad un fulmineo slancio laterale senza però alcun tipo di sbilanciamento prematuro.
E’ solo quando l’attaccante piazza il piede d’appoggio che il portiere serbo si tuffa, abbassando tutto il corpo per facilitare lo slancio, massimizzare la spinta e ad aggiustare la parata in tempo reale. Questi movimenti, caratteristici di tutti e cinque i rigori subiti quest’anno, fanno intendere che il suo movimento non sia una scommessa antecedente in base all’attaccante che si trova di fronte ma un gioco di reazione calcolata in base all’atteggiamento corporeo rivelativo del battitore.
Certo, affermare con certezza che sia effettivamente così é impossibile ma un’analisi approfondita del suo linguaggio corporeo-dalla postura allo sguardo- danno sicuramente quest’idea.
Tijjani Reijnders 1-1 74’
Il gol del pareggio rossonero é frutto di un’azione manovrata non indifferente su cui però, il neo-entrato, Walukiewicz non é affatto esente da colpe.
Nella prima immagine, si vede l’inizio dell’azione: il Milan attacca da sinistra con l’ex Sottil, mentre la difesa granata si dispone in modo compatto e ordinato, con una linea a cinque che sembra bloccare ogni possibile varco.

La seconda immagine, però, svela il punto debole: Walukiewicz commette un errore da manuale. Il suo linguaggio corporeo tradisce una disattenzione fatale: lo sguardo è fisso sul pallone, mentre dimentica completamente l’attaccante avversario, che intelligentemente si posiziona a rimorchio, sfruttando lo spazio enorme che si è creato in area di rigore.
Nell’ultima foto, il dramma si consuma: dopo un intervento maldestro di Walukiewicz, il pallone rimane in gioco e il centrocampista rossonero ha vita facile. Con un preciso tocco di piede debole, indirizza il pallone all’incrocio dei pali, beffando il portiere granata.
Gvidas Gineitis 2-1 76’
Il gol del Toro di neanche due minuti dopo é poi un qualcosa di emblematico per le due squadre. Da una parte l’astuzia e il coraggio tanto richiesti da Vanoli; dall’altra, un problema che va oltre le qualità tecniche: lamentele e mancanza di concentrazione.

L’immagine cattura perfettamente questa dicotomia. Da un lato, la reattività dei giocatori granata, pronti a sfruttare ogni occasione; dall’altro, la disorganizzazione della difesa rossonera, con Thiaw che si lamenta con l’arbitro Sozza invece di concentrarsi sul gioco, e Theo Hernández che, inspiegabilmente posizionato più basso dei centrali, avrebbe potuto tenere in gioco il centrocampista granata anche stando un metro più avanti.
Sicuramente ci va gran merito al classe 2004 lituano che da posizione tutt’altro che semplice la insacca un preciso tiro a fil di palo ma la posizione dei due centrali rossoneri fa rabbrividire. Per Conceição ci sarà tanto da lavorare in settimana. Questo gol non è solo un errore tattico, ma il sintomo di una fragilità mentale che rischia di costare caro nella corsa alla Champions.
Alcune considerazioni tattiche
Torino 4-2-3-1: la rivoluzione verticale che sta cambiando (davvero) tutto
Da quando ha abbandonato il 3-5-2 per il 4-2-3-1, il Torino respira aria nuova. Doppio regista (Ricci e Casadei) che "pulisce" e innesca transizioni fulminee, ali stretti (Karamoh e Lazaro) che tagliano verso l’area, e costruzione palla a terra chirurgica. I nuovi innesti (Elmas su tutti) aggiungono tecnica e imprevedibilità: numeri alla mano, +15% di passaggi verticali riusciti nelle ultime 5 gare. Vanoli ha trovato l’equilibrio senza Zapata oramai questo toro é tra sostanza e spettacolo.
Sanabria e Maripán: due riscatti, una rinascita
Antonio Sanabria, fantasma per 9 giornate, oggi è l’uomo-assist con qualità da regista: passa, gira la squadra, tiene il pallone come un veterano. Guillermo Maripán invece é il simbolo di questa metamorfosi granata. Arrivato dal Monaco come "pacco a sorpresa" (con tanto di scetticismo al seguito), il cileno ha faticato non poco ad ambientarsi: la difesa a 3 di inizio stagione lo intrappolava, costringendolo a movimenti innaturali per un giocatore abituato a leggere il gioco da centrale in una linea a 4. Con il 4-2-3-1, è rinato: leader silenzioso ma concretissimo, interventi "da kamikaze", raddoppi perfetti e una personalità da capitano che trascina i compagni. Ma non solo: i suoi lanci lunghi sono diventati un’arma in più, e quando si lancia in avanti palla al piede, sembra quasi un regista con la maglia sporca di fango.
Ora è un muro, ma anche un libero moderno che osa. La curva, dopo mesi di dubbi, inizia a cantare il suo nome. E se continua così, rischiano di chiamarlo "il nuovo Glik" – ma con il vantaggio di saper dettare il tempo, non solo spaccare tibie. (Thuram ne sa qualcosa)
Milan: problema testa o mancanza di pilastri? La domanda che brucia
Cosa è successo al Diavolo? Non è solo fragilità mentale: è lo spogliatoio svuotato (Kjaer e Giroud venduti), è la sfiducia verso le stelle di Pioli (Leão e Theo ridimensionati), è il caos societario che filtra in campo. Quando mancano leader, i dettagli pesano doppio: Thiaw che si lamenta, Maignan che sbaglia, Pulisic che non alza la testa. Chi prende in mano la squadra? Nessuno, ed è questo l’incubo.
Torino-Difesa: 90 minuti di ordine, rabbia e (finalmente) consapevolezza
I granata hanno scritto la vittoria con il sangue. Linea a 4 compattissima, raddoppi sui giocatori pericolosi (Leão spento), e transizioni difensive perfette per isolare Gimenez. Quando il Milan è andato sotto, hanno chiuso ogni spazio vitale, trasformandosi in un bunker. Numeri da brividi: 23 interventi in area (di cui 10 aerei), 10 passaggi intercettati, 31 spazzate e 11 contrasti vinti da Maripán e compagni. Vanoli ha piantato un seme: ora, il Torino sa soffrire e vincere.
Conclusione
La partita di oggi lascia tante domande quante risposte.
Sicuramente positive quelle del Torino, che da qui a fine stagione può dimostrare grandi cose: una squadra che ha trovato identità, carattere e una difesa che, come oggi, sa trasformare la sofferenza in leggenda. “La difesa è un’arte” diceva Cannavaro e oggi: “il Torino ha dipinto un capolavoro” aggiungo io. Questo Toro, finalmente, guarda avanti e a testa alta: con Vanoli sulla panchina e un gruppo sempre più consapevole dei propri mezzi, i granata possono sognare in grande. Da non sottovalutare infatti le parole di Lazaro ai microfoni di DAZN che racconta: “noi stiamo giocando e dobbiamo giocare da Toro con lo spirito Toro” parole che hanno un significato tutt’altro che leggero e che finalmente la tifoseria é felice di sentire ma sopratutto poi vedere sul campo.
Il Milan, invece, sembra seguire le orme di una canzone di Marracash: "Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere." La rincorsa al quarto posto si fa sempre più complicata, tra errori individuali, fragilità mentale e uno spogliatoio che fatica. Il sogno Champions è ancora lì, ma per raggiungerlo servirà più di un miracolo: servirà ritrovare l’orgoglio di una maglia che, oggi più che mai, sembra sovrastata da dubbi e incertezze.